“Le Porte di Eterna – il principe del Drago”
di
Chiara Piunno
Un giorno dissi che “scrivere è lasciare andare… e lasciare che ciò che abbiamo creato viva
senza di noi”.
Oggi – all’indomani della pubblicazione – ne
sono più che mai certa.
Mi è stato chiesto di raccontare questo libro:
di presentarlo a parole mie. Ebbene, mai impresa mi è sembrata più spaventosa.
Pur essendo una scrittrice – nei fatti, almeno, ma non nel nome – ho difficoltà
a trovare le parole. Non gli argomenti.
Da sempre penso che i fatti valgano più di tutto,
eppure mi rendo conto che leggere è come entrare nella vita di un estraneo;
pertanto, se devo invitarvi nel mondo che ho visto e descritto, devo
rassicurarvi che ne valga la pena.
Un giorno lontano di tanti anni fa, in un
pomeriggio caldo d’estate, una ragazzina di sedici anni chiuse il libro che
aveva appena finito di leggere, e rimase a fissare il verde del giardino.
Insoddisfatta.
Quel libro l’aveva travolta, lasciandole dentro
un’emozione indefinibile.
Insoddisfazione, bramosia, rimpianto… Finito il
romanzo, era stata sbattuta fuori dal mondo in cui si era immersa.
“E ora?” era la sua domanda urgente.
“Ora tocca a te” fu la risposta che lesse nel
sibilo del vento tra i pini.
Ho scritto di Eterna da allora, e non ne sono
più uscita.
“Il principe del Drago” è il risultato di un
lungo lavoro, che per comodità – o destino – ho finito per ripartire in tre
libri. Uno per ciascun protagonista.
Mèlas è il primo, perché ciò di cui si è fatto
carico lo ha reso il fulcro di tutto il resto.
“La storia di Mèlas Dracòntos inizia prima della nascita, perché nulla
nella sua vita è e sarà mai un caso. Ciò che qui verrà narrato è di come giunse
ai venti inverni, e di come visse privo di anima fino ad allora, come un
mostro, senza sentimenti; di come la sua vita eletta e destinata alla grandezza
fu distrutta e di come poi egli ne pretese lo scotto a chi aveva le mani lorde
di sangue innocente… È la storia del principe del Drago, Erede di un regno
guerriero, accusato in tenera età di aver sterminato la sua famiglia. Questo
libro è di Mèlas e della sua vendetta, e di tutti coloro che – legando la
propria vita alla sua – ne furono coinvolti nel bene e nel male.”
Questa storia nasce da amore e odio, piacere e
dolore.
Amore per la vita, per il passato, per la scoperta e
l’avventura.
E dolore: perché nella vita il dolore, la delusione e
l’odio possono passare molte volte, incidendo in noi solchi che poi vanno
colmati. Per tornare a essere persone… per diventare migliori.
Possiamo lasciare che il Caso ci renda ciò che siamo,
che gli eventi o le persone ci distruggano e riplasmino, rendendoci dei mostri.
Oppure ci è concesso scegliere, prendere la forza dal noi che non conoscevamo,
cambiare come è giusto, e fare di noi stessi ciò che desideriamo essere.
Questo il messaggio inciso nelle vicende narrate.
Perché gli errori del passato si pagano l’intera vita:
sta a noi decidere “come”.
Accanto a lui, che sarà la chiave di volta delle
vicende, altri due personaggi si muoveranno in sincrono, apparentemente
distanti.
“Se metti il morso al vento,
cavalchi anche la tempesta” erano soliti dire gli anziani, ed era vero. (cit.
Il Principe del Drago, cap. XVI)
Saphina Rò di Ròa, è figlia della
sacerdotessa degli Dei del Cielo, in viaggio verso la capitale di Eterna per
volere dell'Imperatrice, che l'ha convocata. Prigioniera della sua famiglia a
causa di una colpa inconfessabile che risale all'infanzia, vive nel terrore
della "voce" che ha dentro, poiché la incita a fare del male e,
prendendo il sopravvento sulle sue emozioni, spesso domina la sua volontà di
agire.
Saphina è la terza protagonista, la
più giovane; ciò che incarna rappresenta la nemesi e il tormento degli altri
personaggi. Lei è l’unica in grado di poterne sopportare il peso.
"Se avesse dato ordine di
uccidere tutti gli alleati della Casata del Girasole, a quest’ora Eterna
sarebbe coperta di tombe e lei regnerebbe su cumuli di morti!" (cit. Il
Principe del Drago, cap. XVI Amanti)
Luscinia Linaioli, una liceale
riservata, vive celando un segreto inconfessabile, che la segna al pari della
terribile cicatrice che ha sul petto. Nessuno, infatti, sa dove sia stata e
cosa abbia fatto nella lunga estate dei suoi sedici anni, dopo essere
misteriosamente scomparsa nel corso di una gita scolastica presso le rovine di
un castello. Reduce di una disavventura che vuole dimenticare, sopravvive nello
sforzo continuo di sembrare una comune adolescente.
Sarà lei a introdurre il lettore a
Eterna, e ne diventerà la chiave.
Luscinia è la prima che ho incontrato, ed è lei che mi accompagna in questo
viaggio da più tempo. “Una piccola pietra lanciata lungo il fianco di una
montagna per provocare un frana”: questa la definizione che fu fatta di lei. E
– alla luce di ciò che accade nell’intera saga – posso affermare che mai
descrizione divenne più calzante.
Tre distinte esistenze, guidate da
poteri che trascendono entrambi i mondi, finiranno per convergere e legarsi
indissolubilmente come compagni inconsapevoli di una partita invisibile, la cui
posta in gioco sarà la salvezza di tutti.
Ma non aggiungo altro. Ora sta a voi, aspiranti
lettori e lettrici, viaggiatori delle Porte che conducono al fragile,
millenario Impero di Eterna, varcare quei passaggi e immergervi nell’Altro
Mondo.
“C’era qualcosa di più nello
sguardo del re: una delusione profonda che la collera mascherava. Tanto che
nessuno – neppure suo figlio – se ne avvide.
Mèlas
strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche.
«Vi dico
che non ho colpa di quello che è successo. Se la reliquia è un pericolo, allora
bruciatela!» esclamò.
L’intera
corte fu attraversata da un mormorio scandalizzato.
«Blasfemia!»
sibilò l’Alto Sacerdote, aggrappato ai giovani eunuchi che lo servivano.
Il re
assestò un altro colpo a quel figlio sconsiderato che continuava a sfidarlo, ma
la vicinanza della sua regina lo frenò dall’infierire. Il disonore dell’essersi
lasciato trascinare nella collera dalle parole insensate di un ragazzino lo
raggelò. La mano dell’uomo si strinse a torturare un lembo del mantello.
«Ho
sbagliato con te: non sei degno di ereditare il mio trono» esalò con fredda calma, in modo che solo lui
sentisse.
Mèlas non
abbassò mai lo sguardo; lasciò che il sangue che colava dal labbro scivolasse
indisturbato lungo il mento. L’odore ferroso e penetrante gli annebbiò le
percezioni. Il dolore era nulla: a procurargli vera sofferenza era qualcosa in
mezzo al petto. E pulsava sempre più forte.
Il re
prese le distanze da lui; si rivolse alla consorte.
«Portalo
nella sua stanza e chiudilo dentro. Intanto penserò a una punizione adeguata».
Costernata, la donna spinse il figlio
a seguirla; ma Mèlas la rifiutò con uno strattone.
Non riusciva a staccare gli occhi
dalla figura del padre, che ricambiava lo sguardo con pari gelo.
«Vi odio» sussurrò il ragazzino,
poi si voltò e lasciò la sala delle udienze a testa alta, senza piegarsi, senza
dare soddisfazione alla corte, senza mostrare vergogna.”
Chiara
“iuccy linaioli” Piunno.
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